L'arte di oggi sciocca e torna un'altra volta in un palazzo di giustizia. Stavolta per immagini violente di animali uccisi a martellate in un mattatoio messicano. A Torino il procuratore Raffaele Guariniello ha aperto un fascicolo, per ora senza ipotizzare reati, per la mostra “Le ali di Dio” dell'artista franco-algerino Adel Abdessemed. In programma alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, curata dal curatore Francesco Bonami, già la settimana scorsa il vernissage era saltato per le proteste delle associazioni animaliste. Ora delle immagini video, soprattutto di sei animali uccisi a martellate in un mattatoio, si occupa la Procura. Non poteva agire altrimenti: su quel tavolo sono piovuti esposti tra cui quello dell'assessore all'ambiente del Comune torinese Domenico Mangone secondo il quale “al di là delle immagini quanto meno inopportune l'amministrazione è tenuta a denunciare e perseguire ogni manifestazione di maltrattamento e crudeltà a carico degli animali”.



Nel 2004 in Italia fece discutere una foto di Paola Pivi: raffigurava due zebre su un ghiacchiaio del Monte Bianco e pare che poi i due equini si siano ammalati mortalmente. Qui la storia è un po' diversa ma sempre sull'uso degli animali siamo. Abdessemed, che ora vive a New York, a Torino non corre i rischi corsi San Francisco l'anno scorso, dove la sua mostra fu chiusa quattro giorni dopo l'apertura per ragioni di sicurezza e ricevette perfino minacce di morte. I video che hanno fatto infuriare gli animalisti mostrano, ad esempio, una pecora, un cavallo, un bue, un maiale, una capra e un capriolo presi a martellate: vengono allevati per essere macellati. Da quanto si può vedere su internet, sono sequenze che fanno star male, disturbano.



“Nei video l'atto dell'uccisione resta però isolato dal contesto, reso ambiguo nelle sue motivazioni e nei suoi effetti – avverte una nota della Fondazione - per questo l'opera rimanda a un'idea astratta della violenza ponendo in questione il modo in cui questa viene rappresentata e percepita”. “Sono tutti animali destinati al macello le cui carni sono distribuite gratuitamente agli abitanti del villaggio messicano”, si difende, un po' debolmente in effetti, l'artista. Altre sequenze mostrano cani che si azzannano. E tuttavia si torna lì: fino a che punto è giusto che intervenga la magistratura? In una mostra simile si può sempre vietare l'ingresso ai minorenni e avvertire preventivamente gli adulti a cosa andranno incontro. Se poi quanto si vede è un banale e gratuito pretesto per far rumore – e questo è un legittimo argomento di discussione - forse lo può decidere chi sceglie di varcare quella soglia.

Fonte: Unità