Nonostante le buone intenzioni mostrate nelle settimane scorse quando siamo intervenuti presso l'amministrazione locale per la sostituzione del povero tacchino, la manifestazione di Tonco 2009 non ha mostrato alcun miglioramento in merito ed è quindi stata opportunamente contrastata dagli animalisti. Qui nel seguito la cronaca de La Stampa di oggi.
E.M.

TONCO (Asti)
Salendo per la ripida salita che porta alla piazza, si sentono già le urla, i fischi, la rabbia. «Assassini, vergognatevi». Una cantilena minacciosa che non promette niente di buono. La piazza è affollata di gente. In un angolo, sventolano bandiere nere con teschi: sono una cinquantina di attivisti dell’associazione «100% animalisti». Tutt’intorno uno schieramento di carabinieri e polizia. Accadeva ieri a Tonco, un piccolo comune del Nord Astigiano (930 abitanti). Qui si deve correre l’antica Giostra del pitu...

Fino all’ultimo si pensa che quella provocazione sia solo grida e parole. Presto ci si deve ricredere: gli animalisti non si fermeranno agli slogan. Da anni, contestano quella pratica di infierire con i bastoni sul corpo di un tacchino morto fino a spezzargli il collo. Avevano chiesto di sostituirlo con un simulacro di stoffa (nella foto), ma niente: il paese si è ribellato. Dopo mesi, le trattative si sono rotte. E loro hanno annunciato che avrebbero bloccato quella dannata festa.

Cominciano con il rovinare il clima festoso: partono insulti e frasi ingiuriose contro il paese, l’Amministrazione e il sindaco Giancarlo Casorzo, colpevole, secondo gli animalisti, di non aver creduto fino in fondo alla «svolta». Durante la sfilata dei carri, si insultano con i figuranti: sono soprattutto i giovani a raccogliere le provocazioni. Un gruppo di tonchesi infatti ci tiene a difendere la propria festa. In paese la Giostra del pitu è vissuta come una grande tradizione, e le interferenze esterne non sono gradite.

Le forze dell’ordine sono costrette a intervenire. Torna la calma. Ma è un fuoco di paglia che si spegne quando il «pitu» vero viene sollevato a testa in giù in mezzo alla piazza: a fondo pista, fantini e cavalli si preparano a colpire il bersaglio con lunghi bastoni. La testa del tacchino è l’ambito trofeo. Parte la prima batteria. Alcuni animalisti invadono la pista. I poliziotti li contengono. Ma cominciano a scuotere le transenne. I cavalli si spaventano. Si teme per l’incolumità di fantini e spettatori. Interviene il sindaco: si avvicina al gruppo, scortato dal vice questore di Asti Gianfranco Vaccaneo. Prova a negoziare, ma viene cacciato.

L’assessore Giulio Ferrandi fa tirare giù il tacchino, gli incide il collo con un coltello. Così è più facile spezzarlo. Bastano otto colpi e la testa salta. Solitamente ce ne vogliono più di cinquanta. Il trofeo è del fantino Ivan Franco del rione Santa Maria Masulò. Sorride, sfoggia il suo trofeo, viene portato in trionfo dai sostenitori gialloverdi. Dedica la vittoria al cognato Emilio Sampietro, appassionato tifoso della Giostra, che ieri era ancora ricoverato in ospedale.

Alla fine, il pubblico se la prende con gli animalisti. «E’ tutta colpa vostra» urlano. Gli altri replicano: «L’avete voluto voi: siamo nel 2009, ma a Tonco c’è ancora le barbarie del Medioevo». Si lanciano bottigliette d’acqua. Una colpisce in testa un’attivista dell’associazione. Timidamente qualcuno dice che forse era meglio adottare il simulacro.

Gli animalisti lo avevano anche fatto costruire: un pitu di gomma curato nei minimi dettagli anche estetici (ha piume, zampe, persino i bargigli). Si erano accollati i costi: oltre 2500 euro. Ieri, se lo sono ripresi. Lo riporteranno a Milano. E sarà in buona compagnia: insieme al tacchino, stavolta vero, usato per la sfilata. Sindaco e abitanti non volevano cederlo; senza pitu gli animalisti non se ne andavano. In piazza, si rischia di nuovo. E allora il vice questore dispone il sequestro di gabbia e animale. Ieri sera, il pitu è arrivato a Brescia, ospite di una casa di accoglienza per animali salvati dal macello. Lui vivrà. La Giostra del pitu non si sa.

(fonte laZampa.it - LaStampa.it 16-03-2009 - Enrico Moriconi)